Considerato un classico della storia del cinema, racconta un viaggio allegorico sul piano sottile i bisogni e le necessità dell’animo umano. La protagonista Dorothy si trova nella spiacevole situazione di quella che definisco “solitudine tra la gente”. In effetti, la ragazza non trova ascolto tra le persone e, questo “deserto popolato”, spinge la fanciulla a sognare un mondo dove tutti vivono felici ed in pace. Il suo sogno la condurrà in un territorio nuovo, quello interiore, dove incontrerà personaggi fantastici che potrebbero essere i suoi “alter ego”. Tra questi: “lo spaventapasseri parlante” che rappresenta l’uomo che vive senza pensare, inconsapevole, ma in grado di percepire la sua inadeguatezza e dunque desideroso di trovare un “cervello”. Poi c’è “l’uomo di latta” che simbolicamente è l’uomo sottoposto alla “robotizzazione della vita” e costretto a vivere in quella tristezza causata da quel narcisismo imposto dalla struttura sociale dominante. Il “Leone codardo” raffigura la falsa rappresentazione della personalità. Formalmente un leone, ma sostanzialmente un codardo, dunque, il personaggio si avvia alla ricerca del coraggio per invertire la situazione, affinché sia la sostanza a dominare la forma.

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