La favola racconta attraverso l’allegoria, il cammino e la prova Iniziatica che ogni essere umano fin dalla nascita è chiamato a superare. Il legno di Pinocchio da un punto di vista simbolico annuncia la rinascita della vita, la primavera e le gemme, la sensualità e la fecondità. In effetti, Geppetto crea Pinocchio con sembianze umane, ma in sostanza è una marionetta nelle sue mani, quindi l’artigiano in questo caso si avvicina alle caratteristiche del Demiurgo di Platone e degli Gnostici. La Fata Turchina rappresenta la Sophia che accende la scintilla divina in Pinocchio. Fino a quando la trasmutazione materiale di Pinocchio, fatto essenzialmente di legno non sarà terminata attraverso il contatto con l’elemento acqua che consente al legno di prosperare e generare successivamente “il fuoco dello spirito” per unirsi all’etere, all’aria, Pinocchio sarà destinato a vivere nella menzogna. Durante il viaggio il protagonista della fiaba sarà accompagnato dalla voce della sua coscienza: “il Grillo parlante”. Nella sua esperienza Pinocchio farà i conti con le difficoltà della scuola e l’apprendimento, ostacolati dalle tentazioni del “Gatto e la Volpe”, la via profana e mondana degli istinti inferiori che procura illusioni e conduce ad una falsa rappresentazione della personalità destinata a tradursi in una vita vissuta simile a quella di “una marionetta” nelle mani di “Mangiafuoco”. Tornato successivamente sui passi iniziali, Pinocchio viene avvicinato da Lucignolo che rappresenta Lucifero, la falsa luce delle gratificazioni immediate offerte dal “paese dei balocchi”. Ma questo allontanamento dalla conoscenza spirituale, trasformerà Pinocchio in un “asino”.

Nella prova finale troviamo richiami del Vecchio Testamento e riferimenti al Profeta Giona ingoiato dalla Balena, così come accade a Pinocchio che dovrà fuoriuscire dal ventre dell’ignoranza per vedere l’illuminazione. Pinocchio entra in vita vera, uscito dalla menzogna, risorge come Gesù Cristo. Infatti, secondo alcune teorie, dal punto di vista religioso, Geppetto il falegname rappresenta San Giuseppe e la Fata Turchina la Madonna. Pinocchio diviene carne, come il Verbo si fece carne e che tutto vede.

“Pin-occhio” è anche in analogia con la Ghiandola Pineale.

In mezzo a tutte queste meraviglie, che si succedevano le une alle altre, Pinocchio non sapeva piú nemmeno lui se era desto davvero o se sognava sempre a occhi aperti.

— E il mio babbo dov’è? — gridò tutt’a un tratto: ed entrato nella stanza accanto trovò il vecchio Geppetto sano, arzillo e di buon umore, come una volta, il quale, avendo ripreso subito la sua professione d’intagliatore, stava appunto disegnando una bellissima cornice ricca di fogliami, di fiori e di testine di diversi animali.

— Levatemi una curiosità, babbino: ma come si spiega tutto questo cambiamento improvviso? — gli domandò Pinocchio saltandogli al collo e coprendolo di baci.

— Questo improvviso cambiamento in casa nostra è tutto merito tuo —  disse Geppetto.

— Perché merito mio?…

— Perché quando i ragazzi cattivi diventano buoni, hanno la virtú di far prendere un aspetto nuovo e sorridente anche all’interno delle loro famiglie.

— E il vecchio Pinocchio di legno dove si sarà nascosto?

— Eccolo là — rispose Geppetto: e gli accennò un grosso burattino appoggiato a una seggiola, col capo girato su una parte, con le braccia ciondoloni e con le gambe incrocicchiate e ripiegate a mezzo, da parere un miracolo se stava ritto.

Pinocchio si voltò a guardarlo; e dopo che l’ebbe guardato un poco, disse dentro di sé con grandissima compiacenza:

— Com’ero buffo, quand’ero un burattino! e come ora son contento di esser diventato un ragazzino perbene!… —

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