Definisco la vera amicizia non un incontro tra persone, piuttosto “un luogo di ritrovo tra anime”. Ma come si arriva in questa città ideale dove regna la solidarietà, la comprensione, la gioia, il sostegno reciproco nelle sofferenze e nelle difficoltà della vita?

L’unica via in grado di trasportare ogni persona nella vera pace interiore e collettiva passa esclusivamente per la solitudine.

In effetti, osservando la questione da un punto di vista “mistico ed esoterico”, possiamo ipotizzare che la solitudine affrontata da una persona alla ricerca del senso della vita, comporta una messa in discussione di tutti gli stereotipi sociali e delle maschere generalmente indossate dall’umanità. Dunque, l’eremita che trova “l’essenza della vita”, in silenzio ed in solitudine, in realtà è l’unico a comprendere l’utilità della compagnia. Un paradosso. Per stare bene insieme, è necessario imparare a vivere con se stessi. Di fatto, la vera amicizia può instaurarsi solo tra due individui che affrontano la medesima difficoltà del confronto con la propria anima, per gli altri, invece, l’amicizia non può manifestarsi e dunque sarà solo una relazione finta, meschina ed ipocrita che produrrà una conversazione basata su problemi futili ed accompagnata da una stretta di mano formale nei saluti.

Lontano dal caos mondano e raccolto nel silenzio, il mistico ascolta la voce dell’anima, scopre prima l’essenziale e poi l’essenza vitale. Questa connessione interiore con l’assoluto genera la pace che necessariamente vuole manifestarsi nell’esteriore, evento che non accade in coloro che sono immersi quotidianamente nei problemi del mondo.

Il mistico dunque vive nel mondo, ma non è del mondo.

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